Ci ha lasciati ieri, 25 gennaio, all’età di 84 anni, il Maestro pescarese Franco Summa, artista sui generis di formazione classica, allievo di Giulio Argan. La città in generale è stata lo spazio della sua Arte, che definiva Urbana, fatta di valori collettivi da individuare, reinterpretare, condividere tra le generazioni. Pescara in particolare è stata lo scenario con cui ha maggiormente dialogato a partire dalla fine degli anni ‘60 ad oggi. Le mostre di giugno scorso all’Aurum e, soprattutto, di ottobre alla Maison des arts diventano di colpo un testamento artistico.

Il colore che dà la forma, comunica altri significati, strania, stravolge, ma identifica è la sua firma stilistica. I valori del vivere comune, la sua poetica. Dalla Porta del Mare, geometrica, provocatoria, imponente, discussa, all’invasione cromatica nel centro storico di città Sant’Angelo; dalla meraviglia giocosa del Giardino Incantato alla ariosa Torre dei Venti della Piazza dei Caduti in Mare, le sue opere hanno interpretato sempre e mai in modo banale le identità urbane in cui si sono integrate. Anche gli oggetti del quotidiano sono sublinati in poesia, come nelle opere di Canto alla Vita e persino nelle traversine e la massicciata del vecchio tracciato ferroviario.

Tra i primi a celebrare la scomparsa del maestro, l’ex sindaco marco Alessandrini e l’ex presidente del consiglio comunale Antonio Blasiolio, che scrivono in una nota congiunta: «Pescara perde un po’ della sua luce, quella che lui, in tutta la sua lunga vita artistica, ha cercato di mettere in ognuna delle sue opere, sia che si trattasse di quadri, di sculture, installazioni, persino nei mobili dorati che riempivano la sua casa museo. Ha creato per la città, un’arte tanto contemporanea da diventare parte della città stessa».